Borsa del Credito: "il venture capital punta ancora sul fintech"
Secondo l'operatore specializzato nei prestiti peer to peer per le Pmi, nonostante il rallentamento causato dal coronavirus il settore ha prospettive interessanti di medio termine
Pubblicato il 09 settembre 2020 da redazione

Per il venture capital, il mondo fintech continua a rivestire un ruolo molto importante. E questo nonostante il rallentamento causato dal coronavirus. Ad affermarlo è un documento diffuso oggi dall'ufficio studi di Borsa del Credito, operatore specializzato nei prestiti peer to peer per le piccole e medie aziende. Il business, si legge nella nota, è fra i più finanziati tra le tecnologie esistenti – dato questo "che ha fatto sì che si trovasse in una condizione di forza quando il Covid-19 ha reso necessario il distanziamento sociale".
E' vero: il numero dei deal chiusi dai venture capitalist nel secondo, drammatico trimestre 2020 (pari a 360) è stato il peggior risultato trimestrale degli ultimi anni; tuttavia, i capitali investiti in Nordamerica e in Europa si sono rivelati "in linea con quelli del primo trimestre a quota 6 miliardi di dollari".
Nonostante la frenata, è comunque impossibile tracciare una linea uniforme. In altri termini all'interno del mondo fintech c'è chi è crollato, chi ha rallentato e chi è decollato. "Se il minor potere di acquisto ha un effetto negativo su servizi di pagamento", afferma il documento, l’incremento dell’e-commerce favorisce i sistemi che gestiscono le transazioni virtuali; “le insurtech possono avere problemi a raccogliere i premi, ma avranno benefici sul fronte dei prodotti a protezione del rischio pandemico. Il lending, se da un lato soffrirà per il probabile aumento degli Npl, si avvantaggerà delle diverse misure a favore della liquidità".
C'è poi un'altra osservazione a più ampio respiro: a fine 2020 l'attività del venture capital sulla galassia fintech evidenzierà un rallentamento, ma "le prospettive di medio termine rimangono interessanti", afferma l'ufficio studi di Borsa del Credito. Con due trend che tireranno il gruppo: "la raccolta delle società di consumer finance (3,6 miliardi nella prima metà del 2020) e l’attività di exit molto forte con diverse operazioni annunciate tra aprile e giugno per un valore di un miliardo".
L'ostacolo più importante, invece, sarà la "mancanza di una spinta regolatoria verso maggiori partnership con gli incumbent".
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