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Dopo-Covid: possibile un forte calo dello smart working

Lo afferma un'indagine di Mansutti. Il motivo? Non ci sono abbastanza informazioni su come contrattualizzarlo

Pubblicato il 26 gennaio 2021 da redazione

Il 60% delle aziende, molte delle quali con un fatturato che supera i 10 milioni di euro e ha più di 50 dipendenti, utilizzerà lo smart working per non più del 20% dei dipendenti. Lo afferma una ricerca realizzata da Mansutti tra dicembre e metà gennaio, su un campione di 30 imprese. 
Secondo l'indagine della società milanese di brokeraggio, l'approccio timido nei confronti del lavoro agile dipende dalle scarse informazioni su come contrattualizzarlo: non per niente, metà degli imprenditori ha individuato questo problema come punto critico.
In epoca di Covid, questo impedimento non ha comunque fermato i titolari di impresa più coscenziosi e lungimiranti. Anche se la maggior parte si è limitata al minimo indispensabile, se è vero che il 77% delle aziende ha consegnato ai dipendenti strumenti idonei per operare dal loro domicilio, ma solo un quarto ha verificato gli spazi di lavoro e le connessioni e ha organizzato corsi di formazione tecnica e comportamentale.
Stesso discorso per i rischi informatici: praticamente tutti ne sono a conoscenza, ma solo il 36% ha sviluppato misure di protezione idonee, con interventi sulla struttura It e la modifica di firewall, antivirus, autorità agli accessi o Vpn gateway per garantire la continuità operativa.
In ogni caso, la maggioranza degli imprenditori (56,7%) non è entusiasta del lavoro agile: lo considera invece uno svantaggio, affermando che avrebbe aumentato i carichi operativi.
"Le complessità da gestire nello smart working per un’impresa sono diverse, ha affermato Tomaso Mansutti, amministratore delegato della società di brokeraggio, "ed è quindi fondamentale conoscerle e saperle affrontare in modo efficace, con l’obiettivo di trasformarle in grande opportunità di cambiamento e miglioramento”.
I rischi, in ogni caso, si possono mitigare, ed  possibile assicurare la continuità operativa. Come? Secondo il broker milanese, con sei interventi: "verifica della contrattualistica assicurativa in atto, mappatura e trasferimento dei rischi; negoziazione e redazione di accordi di smart working collettivi e individuali; asessment e implementazioni in ambito data protection e cybersecurity; analisi degli spazi e relative destinazioni d’uso per produrre proposte progettuali" che riguardani lo smart working; "elaborazione di un piano di business continuity strutturato da aggiornare ogni anno; coordinamento di tutte le attività dedicate ai lavoratori: la formazione, la comunicazione interna ed esterna, le azioni di change management per realizzare e supportare l’evoluzione culturale e organizzativa aziendale".
 
 
Foto di Austin Distel on Unsplash
 
 
Tag: Aziende, antivirus, Sicurezza, cybersecurity, data protection, assicurazioni, sicurezza informatica, broker, formazione, smart working, cybersicurezza, intermediari, intermediari assicurativi, intermediazione, firewall, Vpn, Mansutti, telelavoro, change management, remote working, lavoro agile, Tomaso, Tomaso Mansutti, Vpn gateway, Austin, Diesel, Austin Diesel

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