La pandemia accentua il "digital divide". E il timore dei rischi cyber
Lo affermano due studi - uno del World Economic Forum, l'altro di Agcs. Che dicono anche...
Pubblicato il 19 gennaio 2021 da redazione

Il coronavirus ha ucciso - e purtroppo continua a farlo - milioni di persone in tutto il mondo. E questo è il suo risvolto più drammatico. Ma la pandemia ha anche causato la perdita di posti di lavoro e ha reso più ampie le disuguaglianze sanitarie ed economiche. E anche quelle digitali. Lo afferma il Global Risks Report 2021 realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Zurich, Marsh McLennan e Sk Group.
Il divario fra chi può utilizzare tecnologia e competenze digitali e chi ne è escluso rischia di allargarsi. Mettendo a rischio la coesione sociale e il futuro di molti giovani. Anche alla luce della situazione attuale, che vede la maggior parte degli adulti ancora esclusi dall'alfabetizzazione digitale.
GLI ESCLUSI DAL MONDO DIGITALE
Insomma: la pandemia non fa delineare in modo più netto due trend già molto presenti anche nell'epoca pre-Covid: da una parte la perdita di posti di lavoro nei settori più tradizionali, dall'altra l'acuirsi del digital divide e l'esclusione di molti lavoratori dalle professioni del futuro. Un trend che può portare a una situazione devastante in una o più generazioni di persone
Secondo Peter Giger, group chief risk officer di Zurich Insurance Group, "l'accelerazione della trasformazione digitale promette grandi vantaggi come, per esempio, la creazione di quasi 100 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025. Al tempo stesso, tuttavia, potrebbe farne perdere circa 85 milioni. E, dal momento che il 60% degli adulti ancora non dispone delle competenze digitali di base, ciò potrebbe comportare il rischio di un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze esistenti".
Carolina Klint
SALGONO I RISCHI CYBER
Un altro problema importante è l'aumento dei rischi cyber con la migrazione al telelavoro, a cui il coronavirus ha costretto le aziende. "Man mano che le imprese trasformano i luoghi di lavoro", afferma Carolina Klint, risk management leader, continental Europe di Marsh, "emergono nuove vulnerabilità. La rapida digitalizzazione "sta aumentando in modo esponenziale la fragilità nei confronti degli attacchi informatici, la rivoluzione delle supply chain sta trasformando radicalmente i modelli di business e le crescenti problematiche legate alla salute che hanno accelerato la diffusione del remote working tra i dipendenti".
Un'eventualità che fa paura alle aziende – quasi come la pandemia stessa. Secondo l'Allianz Risk Barometer 2021, report annuale di Agcs, il rischio maggiormente percepito dalle imprese nel 2020 è stato l'interruzione dell'attività (41%), che ha preceduto il Covid e i rischi informatici (entrambi con il 40%). Quest'ultimo è addirittura primo se si considera il solo territorio italiano (seconda la business interruption, terzo il coronavirus).
"L'Allianz Risk Barometer 2021 è chiaramente dominato dal trio di rischi legati al Covid-19", ha commentato afferma Joachim Müller, ceo di Allianz Global Corporate & Specialty. "L'interruzione di attività, la pandemia e il cyberspazio sono fortemente interconnessi, a dimostrazione delle crescenti vulnerabilità del nostro mondo altamente globalizzato e collegato".
CYBER RISK