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Tecnologie per assicurazioni e banche

Passera: “euro digitale, cinque anni sono troppi”

18 Novembre 2021

Secondo l’amministratore delegato di Illimity, il progetto è urgente. Per non rischiare di perdere la nostra sovranità

Corrado Passera

 

E’ notizia di non molti giorni fa: anche il rublo avrà una versione digitale naturalmente se la sperimentazione di un anno andrà a buon fine. La moneta russa si affiancherà, probabilmente, al renmimbi. Tutto questo mentre il bitcoin ha acquisito corso legale forzoso, affiancandosi con il dollaro, a El Salvador, ed è riconosciuto come mezzo di pagamento in alcuni paesi.
E l’euro digitale? Arriverà, ma probabilmente in ritardo. Ad affermarlo è stato Corrado Passera, amministratore delegato di Illimity, nel corso del dibattito Le nuove filiere della finanza digitale, organizzato da Reply e Repubblica.
“La creazione dell’euro digitale”, ha affermato “è tra le urgenze alle quali dobbiamo dare la massima priorità. Se lo avremo tra cinque anni, come sento dire, sarà troppo tardi: dobbiamo accelerare nella creazione di uno strumento competitivo e alternativo al dollaro digitale o al renminbi digitale, che peraltro la Cina è già pronta a diffondere su larga scala nei prossimi mesi. C’è in gioco non solo una perdita di competitività, ma la nostra sovranità. Affidarsi alla valuta di altri porterebbe alla perdita dell’indipendenza della propria politica monetaria, economica e fiscale, espressione delle nostre democrazie. La posta è quindi altissima e va ben oltre i confini della finanza arrivando alla collocazione geopolitica dell’Unione Europea”. Che “deve dare il massimo dei servizi attraverso le funzionalità della blockchain e delle tecnologie Dlt, ma al contempo deve mantenere tutte le garanzie collegate alle valute a corso legale e ai sistemi di anti money laundering. Inoltre, ha aggiunto Passera, “va chiarito che l’euro digitale non porterà alla disintermediazione degli operatori finanziari: le banche centrali manterranno il ruolo di regolatore e le loro attività continueranno a essere realizzate attraverso gli intermediari regolati che manterranno il rapporto con consumatori e imprese”.

 

In attesa dei volumi

In ogni caso, ha puntualizzato Roberto Tognoni, executive partner di Reply, “il mondo della finanza è di fronte a un cambiamento ormai troppo grande per essere arrestato. La tecnologica è disponibile e sostenibile, il framework legale e regolamentare è in arrivo (e ne conosciamo gli estremi), e gli ecosistemi sono costituiti. Quello che ancora manca sono i volumi, tali da indurre effetti sistemici”.
“Siamo in un momento di grandi cambiamenti, molti dei quali incerti e complessi, che stanno disegnando un nuovo futuro. I crypto asset sono parte di questo futuro perché sono una risposta potenzialmente più efficiente all’inclusione finanziaria per nuovi asset che possono accedere al mercato finanziario digitale”, ha aggiunto Chiara Frigerio, segretario generale del Cetif e professore associato dell’Università Cattolica di Milano..
Ma, ancora una volta, è vietato perdere tempo. “La regolamentazione sta scrivendo, ancora una volta, il futuro e il sistema finanziario europeo non può giocare di rimessa ma deve saper guidare il cambiamento facendo leva su competenze e compliance a tutela dei mercati e degli investitori”.

 

Non solo crypto

Ma la blockchain non è, naturalmente, solo crypto: secondo Gian Maria Mossa, ad e dg di Banca Generali, è infatti “uno strumento cruciale non solo per migliorare l’efficienza del sistema bancario, ma anche per sviluppare una serie di servizi aggiuntivi che rendano i modelli di digital wealth management più completi”
“Le nuove filiere della finanza digitale”, ha invece detto Roberto Catanzaro, chief strategy & transformation officer di Nexi, offrono anche un’opportunità “per accelerare la diffusione dei pagamenti digitali e creare nuovi servizi a valore aggiunto con benefici per tutta la comunità”.

 

 

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