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Tecnologie per assicurazioni e banche

Le polizze digitali crescono. Ma i clienti preferiscono l’agente di fiducia

26 Maggio 2022

Secondo un’indagine di Iia, Vite Sicure, Reale Mutua e I-arena, il 47% di chi si è assicurato lo ha fatto on line. Ma il 73% si rivolge all’intermediario sotto casa

Nell’ultimo anno, il 47% di chi si è assicurato ha sottoscritto una polizza on line, e il 93% di questo campione si dice soddisfatto. Tuttavia, la maggior parte dei clienti (73%) si rivolge a un intermediario tradizionale, in un mercato dominato dalle soluzioni standard. Soprattutto nell’auto, ramo che per un cliente su due è l’unico che interessa. Lo afferma la ricerca Consumatore digitale: come evolve la propensione verso l’offerta assicurativa, realizzata da Iia – Italian Insurtech Association, Vite Sicure, Reale Mutua e Insurance Arena.
L’indagine evidenzia che il numero di consumatori interessati ad acquistare questa tipologia di prodotti è del 77%, contro il 45% pre-pandemia. E il 65% di chi ha sottoscritto una polizza digitale pensa che manchino offerte on line nei rami salute, infortunio alla persona, viaggi e mobilità.
“I canali digitali di vendita devono rappresentare anche uno strumento chiaro di formazione ed educazione del consumatore-acquirente”, ha però affermato Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Iia. “Da questo punto di vista l’offerta attuale non è sufficiente per rispondere alla domanda digitale del consumatore: è necessario che evolva in dimensioni e tipologie di prodotti (polizze pay per use, parametriche, on demand e via dicendo) che possono essere distribuite in modalità diretta, embedded (cioè incorporate in altri prodotti o servizi, ndr) o tramite le reti di intermediari”.
Mentre è alto il rischio, per il mondo assicurativo tradizionale, che l’arrivo delle bigtech scompagini tutto: il 75% del panel si è detto disposto a sottoscrivere una polizza on line da imprese come Amazon e Google. “L’avvento di nuovi player nel settore assicurativo comporta la necessità di aumentare la comprensione di questa nuova offerta digitale, se l’industria non vuole perdere competitività”, prosegue Ranucci Brandimarte. “La comprensione dei prodotti è una delle grandi barriere d’accesso al mercato assicurativo ed è per questo che le compagnie devono investire in programmi di formazione, rivolti ai lavoratori della filiera ma anche ai consumatori che devono comprendere il valore di quelle soluzioni. Basti pensare che in Italia il 73% delle persone che praticano sport non ha attivato un’assicurazione, sebbene grazie alle polizze pay per use sia possibile assicurarsi e pagare per il singolo evento agonistico”.

 

Immagine di Tumisu da Pixabay

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